sabato 1 ottobre 2011

Terraferma (voto 5)

'Terraferma' è il "tique-taca" del cinema italiano. Emanuele Crialese è un regista che gioca a memoria, impeccabile e prevedibile. Nel suo approccio alla macchina da presa non c'è spazio per il genio, per l'invenzione, per il colpo imprevedibile, tutto è perfetto e risaputo. Bella fotografia, temi importanti, sguardo epico, tanta retorica. Il regista di origini sicilane, dopo gli emigrati di 'Nuovomondo', non si risparmia e si concentra sugli immigrati africani e sulla loro fuga disperata e senza meta. Linosa è solo una tappa del loro viaggio. Che cinema importante e imponente, senza una sbavatura, verrebbe da pensare. Non importa che i personaggi siano delle macchiette, che la contrapposizione turisti/immigrati sia vecchia come il cucco, che la lezioncina didascalica poteva essere appresa senza spendere i famigerati otto euro del cinema. Come dice il grande Nanni Moretti (lui sì che in 'Habemus Papam' gioca col cinema e lo reinventa e lo ridefinisce) ne 'Il Caimano': "Non l'ho visto ma è come se l'avessi già visto." Perchè il cinema di Crialese è quanto di più ben educato ci sia: come si potrebbe parlare male di un lavoro tecnicamente impeccabile e con una tematica così attuale? Per l'amor del cielo, lungi da me bocciare un film ideologicamente giusto e sacrosanto. Se, però, dal cinema italiano pretendiamo qualcosa di graffiante, originale, non serve andare troppo lontano: più penso a quel capolavoro a metà che è 'L'ultimo terrestre' e più mi rendo conto che il tanto agognato nuovo cinema italiano si può fare. Ma si cambia sbagliando, rischiando. 'Terraferma', dunque, è un lavoro di bellissima calligrafia che rassicura e che dice quello che ci vogliamo sentir dire. Ed è un vero peccato, anche perchè i primi venti minuti di interno famigliare sono deliziosi e degni del miglior Tornatore. E, soprattutto, perchè Donatella Finocchiaro è, insieme ad albarohrwacher, la più grande attrice italiana oggi (diversissime le due, la prima figlia della grande tradizione italiana, la seconda la più internazionale tra tutte, entrambi tre spanne sopra le altre). Oltre a essere una bomba sexy mediterranea, è un talento chiarissimo e limpidissimo come le acque di Linosa, arrivato al cinema tardi ma non troppo per avere già un paio di interpretazioni alle spalle da applausi a scena aperta ('Il regista di matrimoni', 'Galantuomini'). E così è lei e solo lei a essere l'unica scheggia in un mosaico che era già pronto per l'esportazione prima di essere concluso. Sarebbe stupido incattivirsi contro film come il nuovomondo e la terraferma ma sarebbe ancora più stupido pensare sul serio che questo sia il cinema italiano di cui abbiamo bisogno.

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