mercoledì 25 settembre 2013

Venezia 2013 - Seconda parte: Miss Violence, The Unknown Known, La Jalousie, The Canyons

Questa seconda tornata della rassegna non è stata soddisfacente come la prima. E' mancato un film sorpresa come 'Tom à la ferme' del giovane talento Xavier Dolan, il mio Leone D'Oro personale. La prima grande delusione è stata 'Miss Violence' (voto 5) di Alexandros Avranas, vincitore del Leone D'Argento per la miglior regia e della Colpa Volpi per l'interpretazione maschile di Themis Panou. Se quest'ultimo premio può anche essere condivisibile, lo stile del regista greco è molto programmatico e manierista. Mi è sembrato un modo di intendere il cinema in maniera troppo rigorosa ma anche un po' ricattatoria, a cominciare dalle inaspettate scene di violenza, inserite ad arte per impressionare lo spettatore. Uno di quei lavori che vorrebbero turbare e scandalizzare ma non sono mai in grado di coinvolgere ed emozionare, troppo freddi e calcolati per entrare sottopelle. Abbastanza ridicola, poi, la scena della ragazza incinta che vomita mentre in sottofondo ascolta 'L'italiano' di Toto Cutugno. Non mi ha convinto nemmeno l'acclamato 'The Unknown Known' (voto 5) di Errol Morris su Donald Rumsfeld, la persona più giovane e più anziana allo stesso tempo ad aver ricoperto l'incarico di segretario alla difesa americano. Non mi è sembrata nè un'operazione contro Rumsfeld, nè a difesa di Rumsfeld, quanto piuttosto un riepilogo didascalico della sua carriera. Non c'è il coinvolgimento passionario di un Ken Loach ma nemmeno di un Michael Moore, e non ne esce neppure un ritratto particolarmente carismatico del protagonista. Può essere, comunque, interessante per chi non è a conoscenza delle vicende di politica estera degli Stati Uniti, così come alla stessa maniera può essere interessante un reportage di Mentana su La7. Un grandissimo plauso va a Philippe Garrel per il suo 'La Jalousie' (voto 8), opera autobiografica nella quale l'autore francese racconta le proprie tormentate vicissitudini sentimentali da attore trentenne scapestrato. Lo fa, però, con il suo senso per il cinema: raffinato, profondo, essenziale. Una capacità di sintesi narrativa impressionante, accompagnata come al solito dalla bellezza di un bianco e nero di gran classe. Bravissimo il figlio Louis nei suoi panni, splendida Anna Mouglalis nel ruolo della donna prima perdutamente innamorata e poi perduta. Un film semplice, che racconta la Vita, andando immediatamente al suo (non) significato. Il Leone D'Oro per il miglior Scult va, invece, a 'The Canyons' (voto 3) di Paul Schrader, regista di ottimi film come 'Adam Resurrected' e sceneggiatore di capolavori come 'Taxi Driver' e 'Toro Scatenato'. Sotto tutti i punti di vista, un lavoro davvero scadente. Patinato marcio. Meravigliosamente sfatta Lindsay Lohan, maialona di proporzioni cosmiche. Eppure, risulta essere l'unica ad avere un'idea di recitazione se confrontata al resto del cast. Orribile la sceneggiatura di Bret Easton Ellis, tremenda la fotografia. Ciononostante, mi ha sicuramente divertito di più rispetto a Emma Dante e a Gianni Amelio, presuntuosi, moralisti e politicamente corretti, pronti per un prime time da Fabio Fazio.

Emiliano Dal Toso



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