5 - The Post - Steven Spielberg (voto 7)
Uno Spielberg che più classico non si può, nostalgico dell'impegno anni Settanta: coppia di rassicuranti star, indignazione, ode alla libertà di stampa. Ma il rischio è che la nobilissima confezione parli al passato più di quanto sembra, risultando oggi anacronistica: il miglior fantasy del regista americano? Difficile però non ammirare la precisione stilistica e la limpidezza del discorso politico e retorico, prosecuzione ideale dei precedenti Lincoln e Il ponte delle spie.
4 - Final Portrait - Stanley Tucci (voto 7)
Un'analisi dettagliata dei meccanismi e dei piccoli passaggi emotivi che caratterizzano la nascita di un rapporto di stima e amicizia tra due uomini sicuramente lontani, per età e carattere, ma legati da un reciproco fascino nei confronti delle rispettive debolezze. Geoffrey Rush è magistrale, capace di restituire tutte le nevrosi e gli imprevedibili colpi di genio e follia di un individuo solitario, un po' scorbutico ma pieno d'ironia, che forse ha soltanto necessità di un conforto e un abbraccio maschile.
3 - Hannah - Andrea Pallaoro (voto 8)
Costruita interamente sulla straordinaria potenza espressiva di Charlotte Rampling, un'opera rigorosa e sensibile, che descrive con minuzia di particolari il dolore quotidiano di una donna rimasta sola, evitando scene madri e psicodrammi isterici. Un'idea di cinema forte e precisa, chiara e adulta, all'altezza del confronto con autori come Michael Haneke e Tsai Ming Liang. Assurdo che si punti il dito proprio contro questo cinema italiano, finalmente libero da compromessi.
Uno Spielberg che più classico non si può, nostalgico dell'impegno anni Settanta: coppia di rassicuranti star, indignazione, ode alla libertà di stampa. Ma il rischio è che la nobilissima confezione parli al passato più di quanto sembra, risultando oggi anacronistica: il miglior fantasy del regista americano? Difficile però non ammirare la precisione stilistica e la limpidezza del discorso politico e retorico, prosecuzione ideale dei precedenti Lincoln e Il ponte delle spie.
4 - Final Portrait - Stanley Tucci (voto 7)
Un'analisi dettagliata dei meccanismi e dei piccoli passaggi emotivi che caratterizzano la nascita di un rapporto di stima e amicizia tra due uomini sicuramente lontani, per età e carattere, ma legati da un reciproco fascino nei confronti delle rispettive debolezze. Geoffrey Rush è magistrale, capace di restituire tutte le nevrosi e gli imprevedibili colpi di genio e follia di un individuo solitario, un po' scorbutico ma pieno d'ironia, che forse ha soltanto necessità di un conforto e un abbraccio maschile.
3 - Hannah - Andrea Pallaoro (voto 8)
Costruita interamente sulla straordinaria potenza espressiva di Charlotte Rampling, un'opera rigorosa e sensibile, che descrive con minuzia di particolari il dolore quotidiano di una donna rimasta sola, evitando scene madri e psicodrammi isterici. Un'idea di cinema forte e precisa, chiara e adulta, all'altezza del confronto con autori come Michael Haneke e Tsai Ming Liang. Assurdo che si punti il dito proprio contro questo cinema italiano, finalmente libero da compromessi.
2 - The Disaster Artist - James Franco (voto 9)
La miglior espressione del genio irrefrenabile e spesso disordinato di James Franco, nei panni di Tommy Wiseau, regista pretenzioso e privo di talento oltre che individuo a dir poco misterioso. Un'esilarante e intelligente, debordante prova sul confine sottile che separa successo e insuccesso, bellezza e bruttezza, riflettendo sulla contemporaneità: l'abbattimento delle scale di merito e di valore, che permette a chiunque di avere le luci della ribalta, perché il sapore del trash spesso è più gustoso.
1 - Il filo nascosto - Paul Thomas Anderson (voto 9)
Il più sottile e raffinato lavoro di PTA, che riconosce i limiti della Settima Arte di poter spiegare e rappresentare le dinamiche relazionali e la complessità degli esseri umani. L'inafferrabilità e l'invisibilità sono ciò che legano lo stilista Woodcock e la sua musa, vittima, moglie e poi carnefice Alma: l'amore non è uno scontro, ma la tessitura di un intreccio che non segue un percorso logico e razionale. Il capovolgimento dei ruoli è continuo e imprevisto, ma la forza ipnotica del regista, ormai alla stregua dei più grandi di sempre (Kubrick, Hitchcock, Bergman), non ha eguali. Funzionale il supporto delle musiche di Johnny Greenwood.
La miglior espressione del genio irrefrenabile e spesso disordinato di James Franco, nei panni di Tommy Wiseau, regista pretenzioso e privo di talento oltre che individuo a dir poco misterioso. Un'esilarante e intelligente, debordante prova sul confine sottile che separa successo e insuccesso, bellezza e bruttezza, riflettendo sulla contemporaneità: l'abbattimento delle scale di merito e di valore, che permette a chiunque di avere le luci della ribalta, perché il sapore del trash spesso è più gustoso.
1 - Il filo nascosto - Paul Thomas Anderson (voto 9)
Il più sottile e raffinato lavoro di PTA, che riconosce i limiti della Settima Arte di poter spiegare e rappresentare le dinamiche relazionali e la complessità degli esseri umani. L'inafferrabilità e l'invisibilità sono ciò che legano lo stilista Woodcock e la sua musa, vittima, moglie e poi carnefice Alma: l'amore non è uno scontro, ma la tessitura di un intreccio che non segue un percorso logico e razionale. Il capovolgimento dei ruoli è continuo e imprevisto, ma la forza ipnotica del regista, ormai alla stregua dei più grandi di sempre (Kubrick, Hitchcock, Bergman), non ha eguali. Funzionale il supporto delle musiche di Johnny Greenwood.
Il cinema è nato in fiera e cento anni dopo è tornato lì. Molte persone guardano film https://cb01.vet/western/ su Internet.
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