sabato 17 settembre 2011

Venezia 2011 - Prima Parte: L'ultimo terreste, Carnage, Faust

Anche questa volta mi sono lasciato coinvolgere dalla rassegna milanese dei film veneziani e dopo la prima tranche posso dire di essere moderatamente soddisfatto. Il primo film di cui parlerò è 'L'ultimo terrestre' (voto 7), debutto alla regia del fumettista Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi. Il protagonista Luca Bertacci è un semplice cameriere di una sala bingo, un uomo con grandi difficoltà di relazione e con un grande senso di inadeguatezza nei confronti delle donne. Un alienato ma, attenzione, non uno sconfitto. La venuta dei "marziani" lo porterà a conoscere la causa della sua chiusura esistenziale. Parte in maniera folgorante il film di Pacinotti. Sin dai titoli di testa e dalla prima scena, pervade una vena surreale, grottesca e poetica. Un personaggio, quello di Bertacci, descritto con grande sensibilità e forza tragicomica, interpretato eccellentemente dall'esordiente Gabriele Spinelli. Purtroppo, la mano leggera, fantasiosa della prima parte si appesantisce di slanci narrativi piuttosto sgradevoli, a cominciare dalla sequenza che si conclude nell'aggressione all'amico travestito di Bertacci. Come se Pacinotti, a un certo punto, avesse avuto timore di mantenere un tono indefinito ma originalissimo, a metà tra fantascienza, humour e storia d'amore e avesse preferito rifugiarsi in un racconto nel quale la necessità di una morale prevale sulla bellezza di un semplice sguardo beffardo e disilluso. E così anche l'ottima caratterizzazione di tutti i personaggi (stupendi Herlitzka e Teco Celio) rimane sacrificata in nome di una discutibile logica per la quale l'importanza del messaggio deve vincere sulla solidità della superficie. La seconda visione è 'Carnage' (voto 7) del maestro Roman Polanski. L'unico set è il salotto di una delle due coppie di genitori, teorico luogo di riconciliazione borghese nel quale ci si vorrebbe cortesemente chiarire in modo civile in seguito al litigio dei rispettivi figli, scaturitosi nel ferimento di uno dei due. Una battuta fuori luogo, una punzecchiatura troppo appuntita, qualche incomprensione portano poco a poco a esplodere in un vero e proprio massacro verbale, nel quale il gioco delle alleanze fa sì che gli schieramenti siano continuamente mescolati. La sfida di Polanski è vincente, soprattutto, per evitare il rischio di eccesso di teatralizzazione e per vivificare ogni scena, ogni passaggio di una regia piena di intuizioni. Niente è lasciato al caso, ogni piccolo dettaglio è frutto di una ricca ma equilibrata, consapevole abilità registica. 'Carnage' non sarebbe così convincente, però, se non fosse sorretto da un quartetto d'attori semplicemente strepitoso. La Foster e la Winslet sono impeccabili ma la coppia maschile Reilly-Waltz regala due personaggi meravigliosamente mediocri. La loro presenza-assenza fa pensare che forse il vero bersaglio di 'Carnage' sia quell'eterno, immortale contrasto tra genere maschile e genere femminile, due universi non conciliabili che nessun contesto socio-culturale potrà mai riuscire ad avvicinare. Infine, il Leone D'Oro 'Faust' (voto 4). Una lenta agonia di due ore e un quarto, poco interessante sotto tutti i punti di vista. Lo stile di Sokurov vorrebbe essere originale ma è solo un pretesto per raccontare male una storia sulla carta entusiasmante ma che il regista riesce a rendere piatta e senza emozioni. Il fatto che un grande come Aronofsky abbia scelto di premiarlo, tutto sommato, non mi sorprende dal momento che la ricerca della forza immaginifica è sempre stata l'esigenza primaria per il buon Darren. Peccato che gli incubi e le visioni di Sokurov non riescano mai a coinvolgere e a entrare sottopelle.



Lo strepitoso Gabriele Spinelli ne L'ultimo Terrestre

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