domenica 1 luglio 2012

All Summer Long: Lords Of Dogtown

Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha sognato di passare un'intera estate sotto il sole degli splendidi litorali californiani? I tramonti in riva all'Oceano, la musica a tutto volume, ragazzi spericolati che cavalcono instancabili le onde, il divertimento irresistibile, vagonate di alcolici e belle donne. Di sicuro starete pensando: certo, ecco l'ennesima sfilza di luoghi comuni. Invece, signori, qui la faccenda è un po' diversa e se vi capiterà di guardare "Lords of Dogtown", diretto da Catherine Hardwicke, capirete che tutti i sogni che costituiscono l'immaginario da favola delle estati californiane non sono impossibili, esistono davvero. A metà strada tra lo stile documentaristico e quello del cinema di finzione, il film non offre un'immagine patinata o commerciale delle estati in riva al Pacifico ma ci riporta, con un'apprezzabile serie di scelte artistiche, a rivivere quel magico momento degli anni'70 in cui tre giovani surfers ebbero l'intuizione di trasferire il "volo sull'acqua" sull'asfalto di Venice Beach in California. La grande qualità dell'opera è quella di non essere una didascalica trasposizione di come andarono all'epoca i fatti ma di trasformarsi in una parabola simbolo della vita quotidiana. Dogtown, diventata oggi simbolo del divertimento cool nella West Coast, era uno dei posti più malfamati negli Anni 70. E così anche i nostri tre protagonisti danno vita alle loro storie partendo da una condizione di estrema povertà, raggiungendo il successo e rischiando di venire fagocitati dal capitalismo conformista, in una società mai sazia, corrosa dall'arrivismo. Trascinante la colonna sonora, notevoli le riprese acrobatiche, giovane e dannato l'intero cast. Il film della Hardwicke, però, non è esente da imperfezioni: il suo non saper scegliere se schierarsi dalla parte del documentario (che gli avrebbe conferito un maggiore lirismo) oppure del film finzionale, lo impoverisce molto. Dando più spazio alla narratività, la pellicola perde il contatto con la strada, la realtà si trasforma consegnandoci una sensazione fittizia, non immediatamente percepibile da chi non ha dimestichezza con questi temi. Fatto sta che mentre si guardano quei giovani, pieni di voglia di vivere, con il vento tra i capelli e con i piedi sopra una tavola di legno, ci si dimentica un po' di tutto e si viene travolti da un'ondata di gioia ed euforia che solo l'estate è in grado di regalare.

Alvise Wollner
 

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