Emiliano, che conosce alla prefezione il concetto di nazionalpopolarità, ha voluto fare questa mini-rassegna sui film estivi. Forse suonerà come qualcosa di già sentito, però è pacificante, come il 50-60% delle cose nazionalpopolari. Rilassante, come una birra bevuta da soli alle sei e mezza del pomeriggio agostano, milanese, assassino. Il film che mi ha assegnato è "Ferie d'agosto" (1995) di Paolo Virzì. Pellicola limitata, indubbiamente. Tuttavia il mio cervello la mette automaticamente in relazione all'estate, perchè è il classico film che si becca in seconda/terza serata, tra giugno e settembre, su Rete4, dopo la presentazione made in Emanuela Folliero, col sottofondo di "If it makes you happy" di Sheryl Crow. Su una bella isoletta italiana vengono a consesso due famiglie allargate, che si ritrovano ad essere vicine di case di villeggiatura. Una gravita attorno, per così dire, a quella subcultura della sinistra decadente molto prossima al radicalchicchismo, ed è composta da Silvio Orlando, Laura Morante, Gigio Alberti e altra gente che non mi ricordo, o che poi comunque è sparita. Una sorta di banale comune tutta canne, confusi discorsi ideologici, repressa voglia di sesso, esibito libertinismo, chitarre, intellettualismo. L'altra è composta da due sorelle con i rispettivi mariti e la prole. Il marito A (Fantastichini, sottovalutatissimo attore, in realtà uno dei migliori in Italia) è un uomo sicuro di sè, che domina l'impacciato ma buono marito B, ed esercita su di lui la propria arroganza, non perdendo occasione di rinfacciargli la propria superiorità. Per di più vorrebbe trombargli la moglie, cioè la cognata Sabrina Ferilli. È un machista, un armaiolo, uno xenofobo, un fascistoide semiconsapevole. Insomma, lui e la sua affollata famiglia rappresentano tutta quella parte d'Italia che, per ignoranza o per quieto vivere, ha sempre scelto l'indifferenza antipolitica, trasformandola, all'occorrenza, in conservazione, in reazione. Ha sempre votato DC, quando c'era la DC, e, tra un governo anche solo un po' più che scialbamente progressista e una soluzione autoritaria, ha sempre preferito la seconda opzione, perchè lo vuole la Chiesa, e perchè tutto sommato con Mussolini i treni arrivavano in orario. Ovviamente anche perchè i comunisti mangiano i bambini. Nel dibattito storiografico questa grande massa umana, emersa prepotentemente subito dopo il 1945, si chiama "zona grigia". Ed è una delle concause dei ritardi democratici che ancora oggi patiamo. L'impostazione bipolarista del film di Virzì è evidente e scontata. La realtà si divide in due. Tutto sommato c'è il buono di qua e di là, perchè gli italiani sono brava gente, si sa, e nel calderone alla fine ci stiamo tutti bene: tanto vale celebrarla questa capacità di adattamento, aggiungendovi qualche piccolo dramma personale e qualche umana bassezza. Per fortuna, però, l'esistenza è più sfaccetata di così e rifiuta la piatta bipartizione. Insomma "Ferie d'agosto" è un film godibile se lo si vede in compagnia della birretta di cui sopra, se no è il tipico film di cui si dice, col sorriso sulle labbra, «è un po' una cagata".
Ivan Brentari
Ivan Brentari
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