domenica 30 marzo 2014

I Magnifici Sette: Gennaio - Marzo 2014

The Wolf Of Wall Street - Martin Scorsese: ne ho già parlato in abbondanza, ma non è mai abbastanza. Un capolavoro, la cui sconfitta agli Oscar non fa altro che accrescerne il valore e a consolidarne il suo significato corrosivo e iconoclasta, sulla degenerazione della parola America. Si è parlato tanto anche della mancata statuetta a DiCaprio: Leo si può consolare col fatto di essere il protagonista di uno dei più grandi film di uno più grandi registi di sempre.

Nebraska - Alexander Payne: una descrizione della provincia americana impietosa e disperata, accompagnata da un'analisi dei rapporti familiari amara e sarcastica. Senza dimenticare sfumature leggere, romantiche, nelle quali il mezzo bicchiere pieno prevale su quello vuoto. Altro sconfitto agli Oscar, al quale è stata preferita addirittura la sceneggiatura melensa e modaiola del sopravvalutato 'Her'. Dopotutto, 'Nebraska' è esattamente l'opposto: crepuscolare e anti-estetico.

The Counselor - Ridley Scott: a sorpresa, un noir cupo e tesissimo, nel quale tutte le sue star iper-hollywoodiane (Fassbender, Bardem, Cruz, Pitt) fanno una fine davvero tremenda. Su tutti, svetta una diabolica Cameron Diaz, seduttrice che da sempre stringe patti con il Male. Il miglior Ridley Scott dai tempi di 'Thelma e Louise', girato da Dio, e nemmeno preso in considerazione per gli Oscar: altra batosta all'immagine di un Paese che non ha altro profeta al di fuori del vile denaro.

The LEGO Movie - Phil Lord, Christopher Miller: il miglior film per bambini da non so quanto tempo a questa parte, e il migliore d'animazione da 'Wall-E' della Pixar. Pieno zeppo di citazioni e di invenzioni davvero incredibili, folle, surreale, esclusivamente a base degli amati e colorati mattoncini di plastica, alle prese con un golpe per ribaltare e sovvertire la dittatura degli oppressori. Delizioso il cammeo finale di Will Ferrell, che insegna a suo figlio le "regole del gioco".

Il Capitale Umano - Paolo Virzì:
descrizione di una borghesia brianzola inquietante e involontariamente divertente e, nello stesso tempo, un avvincente giallo adolescenziale, perfettamente calibrato. Il livornese Virzì abbandona la sua poetica familista dei suoi ultimi due film per un lavoro ambizioso, non sempre riuscito, che deve molto alle interpretazioni degli stagionati Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni e della promettente Matilde Gioli. 

Smetto Quando Voglio - Sydney Sibilia: per nulla folgorante, troppo debitore delle serie americane e dell'ironia alla 'Boris', è comunque un esordio interessante, che mette a fuoco l'allucinante condizione di chi uscito dalle Università non riesce a far altro che il benzinaio, il lavapiatti o il giocatore di poker clandestino. Alcune trovate sono riuscite ed esilaranti, ma molti passaggi narrativi sono sfilacciati e la sensazione è di trovarsi di fronte a qualcosa di troppo inverosimile e non veramente surreale.

Quando C'Era Berlinguer - Walter Veltroni: un racconto onesto, trasparente da parte di uno dei più grandi sconfitti della Sinistra italiana su colui che, invece, ne è stato il più valido rappresentante. Ne viene fuori qualcosa di doloroso e commosso, una presa di consapevolezza sulla fine della "spinta propulsiva", quella che contribuiva a rendere piena di significato la parola comunista, almeno fino all'11 giugno 1984. Un atto dovuto, anche nei confronti della qualità della politica italiana di quel tempo.



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