sabato 8 marzo 2014

I Primi Dieci Grandi Film Degli Anni Dieci

10 - Django Unchained - Quentin Tarantino
La D è muta. Il trionfo della poetica fanzinara di Tarantino. Puro Cinema che si nutre di Cinema regalando Cinema. Ogni altro tipo di lettura interpretativa è fuori luogo. Così come Bastardi senza gloria non era un vero film sul nazismo, Django Unchained non è un film sulla schiavitù. Sono pretesti per omaggiare, citare, esaltarsi e creare sogni. Il semplice gusto dell'avventura, del racconto, niente di più.

9 - The Artist - Michel Hazanavicius
Non sono un burattino, sono un artista. Una sfida al tecnicismo, sfruttando nello stesso tempo le armi della tecnica: bianco e nero estetizzante, fotografia impeccabile, pulizia e precisione registica adoperate al massimo del potenziale. Il tutto al servizio di un'operazione raffinatissima e anticonvenzionale, nella quale ogni invenzione visiva è narrativa, ogni gag è finalizzata al piacere del racconto e del divertimento.

8 - The Tree Of Life - Terrence Malick
Se non ami, la tua vita passerà in un lampo. Dopo la prima visione, ero rimasto piuttosto disorientato. Malgrado alcuni passaggi sembrino provenire da uno spot di Scientology, è un film meravigliosamente ambizioso, suggestivo, violentemente simbolico. Una prova registica impressionante per un'opera che vive soltanto di visioni e di preghiere. Può non piacere, ma non si è mai visto nient'altro del genere.

7 - Spring Breakers - Harmony Korine
Quanta bellezza ancora da vedere. La celebrazione assoluta dell'estetica, della consistenza della superficie, che non può essere meglio rappresentata che dalle adolescenti sopravvissute ma deformate del terrorismo cerebrale di High School Musical e di Disney Channel. Visivamente epocale, un capolavoro pop con una sensibilità lontana anni luce da facili moralismi e gratuite provocazioni.

6 - The Social Network - David Fincher 
E' gente che conosce gente, e mi servono le loro email. Una sceneggiatura a orologeria, incalzante, cinica, senza tregua. Un film sull'Oggi, sulla velocità, sulla schiuma dei giorni. Ma, soprattutto, su un'amicizia tradita. Non basteranno mai milioni di amici virtuali se la solitudine fa parte di noi, e se il primo amore è un'ossessione, per nulla magnifica.

5 - La Vita Di Adele - Abdellatif Kechiche
Il blu è un colore caldo. L'attenzione ai dettagli rende il cinema di Kechiche prezioso e speciale. Guardando La Vita Di Adele, si assapora la vita, perchè le immagini sono immediate, dirette, e non hanno bisogno di fuochi d'artificio per raccontare storie colme di sapore e di sudore, di gioia e di sofferenza. Un grande film: onesto, autentico, sensibile.

4 - The Master - Paul Thomas Anderson
Come hai fatto a trovarmi. Un capolavoro in direzione ostinata e contraria, una riflessione sul significato che hanno movimenti, sette e personaggi che si propongono di dare un Senso, un abbraccio spirituale a chi ha perduto ogni punto di riferimento. Nei nostri cuori: Joaquin Phoenix, anima persa, volto di sconfitta e di redenzione, e Philip Seymour Hoffman, guida morale senza risposte.

3 - Il Cigno Nero - Darren Aronofsky
Mostrami il cigno nero, Nina. Conturbante, torbido e avvolgente. Non esistono intellettualismi nel cinema di Aronofsky: quello che conta è il corpo dei suoi protagonisti, sempre portati all'estremo, all'esasperazione. Il volto meraviglioso di Natalie Portman non rimane più impresso delle sue punte sanguinanti, del suo sguardo posseduto e demoniaco. Indimenticabile: grezzo, essenziale, debordante di passione.

2 - The Wolf Of Wall Street - Martin Scorsese
Vendimi questa penna. Scorsese intuisce le potenzialità finora inespresse del genere demenziale e le sfrutta per raccontare la vittoria definitiva di chi, mentre sorride, sta serenamente fottendo il mondo intero. Epocale, irresistibile, travolgente e nichilista. In fondo, disilluso e rassegnato. Leonardo DiCaprio nella sua più grande interpretazione, al fianco di uno strepitoso Jonah Hill.

1 - Nymphomaniac - Lars von Trier
I can't feel anymore. Al primo posto, se lo consideriamo complessivamente insieme ai due precedenti, rivoluzionari Antichrist Melancholia. La trilogia del folle, provocatorio, immenso regista danese sull'alterità del genere femminile, che non si può comprendere, e sulla sua sensorialità. Il cinema di Lars rappresenta la forza devastante dell'umanesimo e l'importanza della libertà di pensiero e di espressione.



.




Nessun commento:

Posta un commento