Cosa si potrebbe scrivere di nuovo su un film sul quale è già stato detto tutto, un capolavoro che ancora oggi è considerato all'unanimità una delle opere più importanti nella storia del cinema? Probabilmente niente, forse però è interessante concentrarsi sulla rappresentazione del protagonista Travis Bickle interpretato da un indimenticabile Robert De Niro. La notte, l'alienazione, la solitudine, le esplosioni di violenza sono le condizioni esistenziali del "taxi driver" Travis, il quale si trascina a scatti verso una disperata incoronazione di anti-eroe suburbano. Martin Scorsese descrive le sue azioni con grande abilità evitando ogni tipo di eccessiva mitizzazione: lo spettatore non è mai portato ad esaltarsi ma soltanto a comprendere la sua evoluzione da uomo comune a potenziale criminale. Lo sguardo freddo e distaccato, il ritmo mai frenetico e compulsivo tratteggiano autenticamente un personaggio vittima e irrimediabilmente perdente, sebbene riconosciuto come eroe dagli organi istituzionali in un apparente happy ending con una dolorosa riflessione sull'impossibilità di un qualsiasi riscatto sociale all'interno di una società sempre più estremizzata e radicalizzata nel contrasto tra politici e derelitti, tra ipocrisia e frustrazione. E così Travis Bickle, benchè non finisca schiacciato dagli eventi, è rimasto un personaggio molto meno idealizzato rispetto a tanti altri del cinema americano.
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