Mi va abbastanza di parlare di tre film italiani ora nelle sale, che sono stati presentati all'ultimo festival del cinema di Roma. Tre opere sulla carta molto interessanti ma dai risultati non proprio identici. Infatti, il primo che ho visto, 'La kryptonite nella borsa' (voto 5) dell'esordiente Ivan Cotroneo l'ho trovato piuttosto debole, eccessivamente programmatico e furbetto. Ci sono parecchi passaggi divertenti e godibili (grazie, soprattutto, alla coppia hippie Capotondi - De Rienzo) ma l'impressione finale è che Cotroneo abbia voluto privilegiare lo stile un po' wesandersoniano con personaggi stilizzati, look e ambienti impeccabili e stilosi alla sostanza. E alla fine non resta altro che una descrizione dell'ambiente familiare trita e ritrita, consolatoria e perbenista. Va decisamente meglio con un altro esordiente, l'italianissimo Roan Johnson, che con 'I primi della lista' (voto 8) firma una vera commedia all'italiana, leggera, garbata, sottilmente appuntita e affettuosamente malinconica. Un'opera prima in equilibrio tra autoironia e abilità narrativa, tra racconto di formazione e commedia degli equivoci, interpretata magnificamente dai tre protagonisti (tra i quali, un Claudio Santamaria davvero esilarante). Una delle sorprese della stagione, un American Graffiti alla pisana che prende in giro con rispetto e intelligenza una buona fetta di quell'intellettualismo impegnato di sinistra del quale, francamente, cominciamo a essere tutti un po' stanchi. Toni più drammatici e riflessivi sono, invece, quelli utilizzati dalla bravissima Marina Spada per il suo terzo lungometraggio, 'Il mio domani' (voto 7). Il film si regge, in modo particolare, su una prova intensissima di Claudia Gerini, splendida quarantenne in carriera, che scopre che il suo lavoro serve a licenziare la gente e che i suoi rapporti interpersonali non sono certamente soddisfacenti. La Spada ha un talento unico nel descrivere Milano e le sue solitudini, i suoi spazi vuoti, i suoi silenzi, le sue assenze (da recuperare il bellissimo 'Come l'ombra'). Per farlo, adotta uno stile da prendere o lasciare, molto antonioniano, con diversi piani sequenza e visivamente molto efficace. Per quanto non sempre l'intreccio narrativo sia all'altezza del talento tecnico e descrittivo, 'Il mio domani' è la conferma di una delle poche autrici con una impronta molto personale e riconoscibile e con una capacità di raccontare i luoghi senza pari nel panorama italiano.
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