sabato 16 gennaio 2016

Il Pagellino: Candidati Oscar Miglior Film 2016

Il ponte delle spie - Steven Spielberg 9: una dichiarazione d'amore al diritto e un inno alla diplomazia. Spielberg al suo meglio: attenzione a non confondere retorica con le sfumature di un cinema morale, giusto, in grado di ridefinire il significato dell'espressione "uomini tutti d'un pezzo". Due personaggi memorabili: l'avvocato semplice, ordinario Francis Donovan di Tom Hanks e la spia russa fiera, orgogliosa Rudolf Abel di Mark Rylance, a cui auguriamo l'Oscar.

Room - Lenny Abrahamson 7: dramma famigliare compatto e mai ricattatorio, dove un bambino di cinque anni scopre il mondo dopo aver vissuto sempre in una stanza, convinto che gli attori abitino dentro la televisione e che fuori all'aperto non ci sia niente. L'irlandese Abrahamson emoziona quando racconta il graduale adattamento all'esterno del piccolo, ma non riesce a trovare il guizzo per commuovere. La mamma Brie Larson è intensa e credibile, potrebbe vincere.

Brooklyn - John Crowley 6: melodrammone sentimentale compassato e abbastanza prevedibile, ma piuttosto potente nella descrizione delle vite degli immigrati irlandesi e italiani nella New York degli anni Cinquanta. La sceneggiatura di Nick Hornby, basata sull'omonimo romanzo di Colm Toibin, non graffia ma concede qualche momento ironico e sincero. E gli attori sono bravissimi: non soltanto Saoirse Ronan (tra le favorite per la statuetta), valgono anche Domhnall Gleeson e Jim Broadbent.

La grande scommessa - Adam McKay 6: il regista e autore McKay era conosciuto soltanto per la regia dei film con Will Ferrell, da Anchorman a Step Brothers. Non era un cialtrone prima e non è un genio adesso. Si limita a raccontare gli eventi che portarono alla crisi economica del 2008 senza sviluppare una drammaturgia forte che renda interessanti i personaggi. Certo, può divertire Margot Robbie nuda in vasca di bagno che spiega tecnicismi, ma sullo stesso tema Margin Call è di un'altra categoria.

Il caso Spotlight - Tom McCarthy 6: intento nobilissimo, cast eccezionale (Mark Ruffalo e Rachel McAdams potrebbero vincere come non protagonisti), sceneggiatura impeccabile. Peccato che la sensazione sia quella di un prodotto televisivo, seppur di discreta professionalità: la nomination a McCarthy per la regia è scandalosa se pensiamo che sono stati esclusi Spielberg e Quentin. Non c'è un sussulto, un'invenzione, al di fuori dell'onesto compitino.

Mad Max: Fury Road - George Miller 5: uno dei film con il maggior numero di sovrainterpretazioni sprecate da nerd e critici fighetti. Può sicuramente essere riconosciuto a Miller il merito di girare un blockbuster rinunciando a effetti speciali, riducendo all'osso trama e cazzate pop, ma lasciamo in pace Omero e il femminismo. Se quest'anno bisognava dare spazio a un titolo di puro intrattenimento, avrei preferito il settimo Fast and Furious.

Sopravvissuto - The Martian - Ridley Scott 5: Matt Damon si ritrova da solo su Marte e dalla Nasa fanno di tutto per riportarlo sulla Terra. Tutto qui, il resto è un campionario di carinerie, dalla colonna sonora vintage che fa sempre figo alle battutine con inevitabili citazioni della cultura di massa. Fingendo di divertirmi, rimpiango la serietà di Apollo 13 e Mission to Mars. E pensare che un capolavoro come The Counselor era stato completamente ignorato.

Revenant - Redivivo - Alejandro G. Inarritu 4: il regista messicano ormai è avvolto dalla convinzione di essere il più grande di tutti i tempi e gira un western amorfo, senza pathos, senza sentimento, senza metafisica. Puro manierismo estetizzante e irritante, mai richiesto, mai funzionale alla narrazione. La sequenza di DiCaprio che lotta con l'orso è spettacolare quanto patetica ma è solo l'inizio: l'attenzione va subito alle lancette dell'orologio. Una vera e propria patacca d'autore.





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