5 - Easy Living - La vita facile - Orso e Peter Miyakawa (voto 7)
Esordio stravagante, intelligente, autoironico e con messaggio umanitario incorporato, in cui un improbabile terzetto - formato da un adolescente, un maestro di tennis con aspirazioni da pittore e una spacciatrice di medicinali - aiuta un migrante clandestino ad attraversare la frontiera per fargli raggiungere la moglie incinta che lo aspetta a Parigi. Alcuni vezzi di regia fanno pensare a un Guadagnino che non si prende sul serio, inclusi piccoli omaggi sparsi al cinema di genere degli anni Settanta. Un bel tentativo di presentare una commedia italiana fuori dai canoni tradizionali, con attori bravi, giovani e in parte.
4 - Il giorno sbagliato - Derrick Borte (voto 7)
Un Russell Crowe enorme, in tutti i sensi, interpreta il maschio di oggi che fa paura, violento e rancoroso nei confronti del genere femminile, che dopo un litigio in macchina con una madre single fa di tutto per traumatizzarla e rovinarle l'esistenza, più che la giornata. Un vero e proprio B movie del 2020, con un ex divo ora obeso, tanto bravo e consapevole della sua stazza da riadattarsi e proporsi nel ruolo di assassino frustrato, tra una serie di efferatezze piuttosto divertenti e reminiscenze di Un giorno di ordinaria follia.
3 - Mignonnes - Maimouna Doucouré (voto 7)
Polemiche e reazioni social da parte di politici e moralisti conservatori hanno accompagnato il debutto di questa opera prima su Netflix. Ma le accuse di pedopornografia sono fuori luogo: si tratta invece di un delicato racconto di formazione sulla presa di consapevolezza di una preadolescente del potere seduttivo del corpo femminile. La regista racconta con genuinità e naturalezza una piccola donna che, insegnando alle amiche a twerkare, si emancipa dal mondo islamico repressivo in cui è cresciuta.
2 - Il processo ai Chicago 7 - Aaron Sorkin (voto 7)
Alla fine di agosto del 1968 furono in più di 15 mila a manifestare a Chicago contro la guerra del Vietnam, durante la convention democratica per nominare il candidato alle presidenziali. E sette militanti subirono un ingiusto processo condotto da un giudice parziale che li condannò per cospirazione e istigazione alla rivolta. Sorkin ricostruisce gli eventi curando la brillantezza dei dialoghi e la confezione pulita e impeccabile, rivolgendosi alle imminenti elezioni politiche e puntando il dito contro l'ottusità di un potere giudiziario anti-liberal e conservatore.
Polemiche e reazioni social da parte di politici e moralisti conservatori hanno accompagnato il debutto di questa opera prima su Netflix. Ma le accuse di pedopornografia sono fuori luogo: si tratta invece di un delicato racconto di formazione sulla presa di consapevolezza di una preadolescente del potere seduttivo del corpo femminile. La regista racconta con genuinità e naturalezza una piccola donna che, insegnando alle amiche a twerkare, si emancipa dal mondo islamico repressivo in cui è cresciuta.
2 - Il processo ai Chicago 7 - Aaron Sorkin (voto 7)
Alla fine di agosto del 1968 furono in più di 15 mila a manifestare a Chicago contro la guerra del Vietnam, durante la convention democratica per nominare il candidato alle presidenziali. E sette militanti subirono un ingiusto processo condotto da un giudice parziale che li condannò per cospirazione e istigazione alla rivolta. Sorkin ricostruisce gli eventi curando la brillantezza dei dialoghi e la confezione pulita e impeccabile, rivolgendosi alle imminenti elezioni politiche e puntando il dito contro l'ottusità di un potere giudiziario anti-liberal e conservatore.
1 - Undine - Christian Petzold (voto 8)
Un melodramma surreale e folkloristico, che confronta la ciclicità dei sentimenti con la storia politica e urbanistica di Berlino, dove la ricostruzione dalle macerie parte sempre dall'architettura del passato. Ma al di fuori di letture intellettuali, Petzold dirige una rivisitazione del conflitto tra i generi solenne e spiazzante, tra slanci ironici e un romanticismo smaccato, in cui l'alterità della figura femminile porta le sembianze di una ninfa senz'anima, che si rende terrena soltanto se innamorata di un essere mortale. Eccola, la vera forma dell'acqua, in versione colta, profonda, struggente.
Un melodramma surreale e folkloristico, che confronta la ciclicità dei sentimenti con la storia politica e urbanistica di Berlino, dove la ricostruzione dalle macerie parte sempre dall'architettura del passato. Ma al di fuori di letture intellettuali, Petzold dirige una rivisitazione del conflitto tra i generi solenne e spiazzante, tra slanci ironici e un romanticismo smaccato, in cui l'alterità della figura femminile porta le sembianze di una ninfa senz'anima, che si rende terrena soltanto se innamorata di un essere mortale. Eccola, la vera forma dell'acqua, in versione colta, profonda, struggente.
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