mercoledì 1 giugno 2011

Paul (voto 7)

Belli i sogni di giovinezza infranti. "Sono gli adesivi sulle pareti" cantavano i Massimo Volume. Storie di extraterrestri e fantascienza, di nerdismo eternamente adolescente. Dopo lo straordinario spaccato da pub inglese che incontra gli Zombie di Romero di 'Shaun Of The Dead' e il mezzo passo falso di 'Hot Fuzz', la scoppiettante coppia comica di quarantenni perdigiorno Nick Frost&Simon Pegg elabora un altro bell'omaggio al cinema di genere, stavolta lo sci-fi. Vanno in trasferta negli States, abbandonando il loro fedele regista Edgar Wright che aveva fatto luccicare la loro stravagante comicità nelle due opere precedenti e si affidano all'autore di due dei più grandi capolavori degli ultimi anni, ovvero Greg Mottola. 'Suxbad' e 'Adventureland' erano due scintillanti e struggenti parabole sulla fase di passaggio dall'acerbo al maturo, due facce della stessa medaglia che raccontavano, ora con frenetico genio demenziale ora con calda carezza sentimentale, i turbamenti i disagi i maldipancia dei primi sconquassi ormonali e dei primi batticuore emozionali. Lo metto subito in chiaro: 'Paul' è molto ma molto di più un film scritto da Frost&Pegg che un film dal tocco mottoliano. Le storie di formazione stavolta non sono affrontate, rimane solo la sana follia di un Autore che è l'unico vero erede di John Hughes e di John Landis. Le esplosioni comiche, però, sono garantite e il cast è davvero fantastico. Oltre alla ormai assortitissima coppia sopra citata, 'Paul' offre una vasta gamma di comprimari da applausi. Gli improbabili Joe Lo Truglio e Bill Hader, che già avevano dato tanto in 'Suxbad', sono due goffissimi poliziotti mentre il duro Jason Bateman è il loro arrogante superiore. Folle, poi, la comparsata di Sigourney Weaver in un finale del tutto sgangherato, eppure romantico. Frost&Pegg amano il cinema e hanno senz'altro amato la loro giovinezza da nerd, passata tra sbronze, giornaletti porno e fumetti. Stanno passando gli anni ma, grazie al cielo, i loro copioni rimangono possibile oggetto di preoccupanti studi psicologici sulla sindrome di Peter Pan. A differenza del presuntuoso cinema di Rodriguez, i loro inni cinefili sono ironici e autentici. C'è qualcosa di 'Paul', però, che non mi è piaciuto: l'idea di far doppiare il simpatico protagonista alieno a Elio. Non è possibile non immaginarsi Elio in sala di doppiaggio e ciò rischia di oscurare i pregi del film. Nella versione originale, il doppiatore è il monumentale Seth Rogen e, per questo, consiglio la visione di 'Paul' in lingua inglese, magari sottotitolata.

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