Questa seconda parte della manifestazione mi ha entusiasmato soltanto per un terzo. Infatti, il primo film di cui vorrei parlare è 'Drive' del danese Nicolas Winding Refn (voto 5), vincitore del Premio per la Miglior Regia, e per me è davvero un mistero solo il fatto che il film fosse in concorso. Non che non sia girato in maniera eccelsa ma non riesco a comprendere per quale motivo questo film debba essere considerato più autoriale di una qualsiasi americanata targata Tony Scott (regista che il suo lo sa fare e bene) piuttosto che di 'Fuori in 60 secondi.' Anzi, dirò di più, in quest'ultimo c'era una apprezzabile onestà intellettuale, lo spettatore andava al cinema e sa che andava incontro soltanto a gnocca e a inseguimenti adrenalinici. 'Drive', invece, è infarcito di silenzi e ralenty assolutamente gratuiti appoggiati da una storia inconsistente che è il trionfo degli stereotipi del cinema americano d'azione. Ed è davvero un peccato perchè Refn ha qualche bella intuizione come l'utilizzo di una colonna sonora dance anni 80 molto trascinante ma non gli si può perdonare il fatto di sottoutilizzare un dono celestiale di bravura e bellezza come Carey Mulligan. Se aggiungiamo che il protagonista Ryan Gosling è uno stoccafisso che neanche il nicolascage più monoespressivo, interpreto il premio dato dalla giuria di De Niro solo come un bisogno malinconico di quest'ultimo dei bei tempi gangster che furono. La seconda opera deludente è il Premio della Giuria 'Polisse' della francese Maiwenn (voto 5). L'attrice-regista è tanto una bella donna quanto un'autrice sconclusionata e confusa. Anche in questo film ci sono parecchi spunti interessanti, il tema è senz'altro nobile ma non si ha mai l'impressione di dove si vada esattamente a parare. Raccontare le vite quotidiane dei poliziotti dell'ufficio minorile di Parigi può anche essere il nucleo centrale di un film solo se l'idea è sostenuta da un intreccio narrativo solido e avvincente. 'Polisse', invece, è più un mockumentary con qualche scenetta divertente e qualche altra più forte e drammatica, nel frattempo lo spettatore pensa che un documentario di Current poteva essere un' alternativa più economica per la sua serata. Premiare 'Polisse' in luogo di Almodovar, Sorrentino e Kaurismaki è probabilmente una provocazione che mi lascia davvero tanto perplesso. Passiamo finalmente al Gran Premio Della Giuria nonchè al capolavoro della rassegna, 'Il ragazzo della bicicletta' dei fratelli Dardenne (voto 10). Si tratta della loro opera più grande e definitiva, quella nella quale il loro neorealismo duro ed essenziale è finalmente equilibrato da un tocco magico e struggente. Le pesantezze di 'Rosetta' e 'Il matrimonio di Lorna' sono sostituite da una abilità di racconto che mi ha ricordato Mark Twain e Daniel Pennac. La disperata ricerca di affetto e di un posto nel mondo del piccolo protagonista scalda il cuore, la sua infanzia tradita è un punto di non ritorno che solo in parte potrà essere colmata dalla dolce attenzione e dall'amore della brava "fata turchina" Cecile De France. Corriamo insieme a lui per recuperare la bicicletta appena rubata, pedaliamo e fuggiamo con lui perchè le delusioni e la solitudine sono sempre dietro l'angolo. 'Il ragazzo con la bicicletta' è la mia personale Palma D'Oro ed è fino ad oggi il miglior film dell'anno insieme al cignonero aronofskyano e allo tsunami eastwoodiano. Cinema di emozioni che considera sempre entrambi i lati della medaglia. Somewhere I belong.
Il ragazzo con la bicicletta
Il ragazzo con la bicicletta
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RispondiEliminaSe per la prima parte di Cannes e dintorni sono d'accordo, sulla seconda meno.
RispondiEliminaPer quanto riguarda drive non posso che essere d'accordo su quanto detto, ma meno sul voto che a mio parere è da 3. Stroncare invece Polisse, che non è un film, ma neanche un documentario, ma bensì un film-documentario in un periodo in cui grandi capolavori mancano è del tutto sbagliato, in quanto ci vuole moltissimo coraggio a parlare di un tema attualissimo come quello degli abusi sessuali su minori. La regista si chiede attraverso i casi che di volta in volta ci propongono i poliziotti quale sia la linea di demarcazione, a mio avviso sottilissima, tra un abuso sessuale minorile e un semplice gesto d'amore nei confronti del proprio figlio\a.
L'unico difetto se c'è ne sono è che parla della polizia francese e forse per questo che al critico dal toso, il film-docu non ha convinto(Voto 9)
Sul film dei Dardenne niente da aggiungere tranne il voto che a mio avviso è da 8.5.
Per finire non sono per niente d'accordo sul'ultima affermazione del critico, che sostiene che lo tsunami eastwoodiano sia uno dei migliori film dell'anno e qui ci sarebbero tante cose da dire a sfavore di questo film, ma non è la sede giusta.