lunedì 2 marzo 2015

The Essential: Paul Thomas Anderson

Sydney, 1996: esordio scoppiettante di PTA, che guarda esplicitamente alla riscrittura del noir di opere come Pulp Fiction e Fargo, ma riesce comunque a trasmettere immediatamente un tocco registico autentico e originale. Entrano in scena da subito i perdenti, rappresentati dalle figure maschili misteriose di Philip Baker Hall o involontariamente comiche di John C. Reilly. Si alternano sparatorie e risate, rimane un'idea di Cinema dall'ampio respiro narrativo. Voto: 8

Boogie Nights, 1997: il porno come arte artigianale e autoriale e come sconfitta di un'idea di mondo, quella del 35mm, che viene brutalmente rimpiazzata dall'immediatezza del VHS. D'altronde, quello è il futuro, la gente vuole farsi una sega a casa, non gliene frega niente delle velleità artistiche. Il primo affresco di PTA su un'epoca e sul suo declino, sugli anni Ottanta che hanno seppellito tutto: l'indipendenza, la libertà, l'erotismo inteso come pornografia onesta, non richiesta ad uso e consumo. Voto: 10

Magnolia, 1999: il film che lancia definitivamente PTA nell'Olimpo dei grandi. Trascinato da una tecnica registica impressionante ma mai fine a se stessa, è il ritratto di un'umanità confusa, incapace di mettere a fuoco i propri sentimenti e i propri desideri. Storie che si intrecciano, destinate a essere decise dall'imprevedibilità del caso, e dal vuoto pneumatico dell'esistenza. Indimenticabili e commoventi le prove di Philip Seymour Hoffman e di Julianne Moore, per i quali forse la vita è troppo lunga. Voto: 10

Ubriaco D'Amore, 2002: sghembo, spiazzante, anarchico, prosegue il discorso di Magnolia sull'insensatezza delle combinazioni e sull'inspiegabilità del mondo. Si concentra sulla vita di un americano goffo e insicuro, schiacciato dal peso insormontabile di sette insopportabili sorelle. In fondo, è il film più romantico di PTA, una commedia disequilibrata e parossistica, nella quale Adam Sandler giganteggia con una dose di ingenuità patetica ed eroica. Voto: 9

Il Petroliere, 2007: l'ascesa economica di Daniel Plainview, cercatore di petrolio, descritta in tutta la sua devastante ambizione. PTA scava nelle radici del capitalismo, concentrandosi sulla sua naturale e smisurata negatività. Non solo: il successo, la famiglia, la religione, l'individualismo sono i demoni e i capisaldi della cultura americana, che spingono al compromesso soltanto per convenienza. Di fronte a questa grandiosa parabola di fango e nichilista ricerca della felicità, le donne scompaiono, non hanno un ruolo. Voto: 10

The Master, 2012: in direzione ostinata e contraria, PTA riflette sul significato che hanno movimenti, sette e personaggi che si propongono di dare un conforto a chi ha perduto ogni punto di riferimento, alle anime perse. Un capolavoro sulla fede, su quegli appigli a cui si aggrappa chi tenta di reagire allo sconforto e alla disperazione. Ed è anche un film su un rapporto tra due maschi, soli e spaesati, che si riconoscono e provano a mantenersi in piedi. Semplicemente immensi Phoenix e Hoffman. Voto: 10

Vizio Di Forma, 2014: forse, questa volta la resa cinematografica è meno accessibile delle altre, a tratti eccessivamente scollegata nelle sue parti. Eppure, è un altro grandissimo lavoro di PTA sul "vizio intrinseco" del capitalismo e sul suo sistema corruttore, sulla sconfitta della controcultura e sul luogo ormai solitario del suo protagonista, ultimo ad abbandonare quell'isola incontaminata dalle istituzioni, dai poteri forti, dal conservatorismo. Nessun altro regista al mondo possiede questa grandiosa forza di raccontare le debolezze umane. Voto: 8




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