lunedì 5 marzo 2012

In Time (voto 5)

L'idea di partenza è folgorante. Alla fine del XXI secolo il denaro si misura in tempo. L'uomo è geneticamente programmato per crescere fino a venticinque anni e al ventiseiesimo muore. A meno che non possa permettersi di vivere anche per l'eternità. Ovviamente, le differenze sociali sono enormi: la vita di pochi ricchi significa la condanna di tanti poveri. Sulla carta, 'In Time' poteva riportare la fantascienza a essere uno strepitoso specchio del presente, uno zeitgeist devastante, così come è stato per 'Blade Runner' negli anni Ottanta o per 'Matrix' durante il passaggio del millennio. Il regista Andrew Niccol, però, si dimostra un buon sceneggiatore e un mediocre regista. Non a caso, aveva scritto il capolavoro 'The Truman Show', che considero uno dei più grandi film di sempre. Dietro la macchina da presa, invece, aveva prodotto lo scarso 'Lord Of War' mentre ammetto di non aver visto il debutto di 'Gattaca' che era stato piuttosto osannato. Il grande problema del suo quarto film è proprio la messinscena, prevedibilissima e palesemente commerciale. Dopo i primi venti minuti decisamente accattivanti, 'In Time' scivola verso i toni giovanilistici della fuga d'amore in maniera fredda e prolissa. La società viene descritta in modo senz'altro impietoso, senza personaggi che possano suscitare minimamente simpatia: nè i ricchi, crudeli e parafascisti, nè i poveri, disperati e incattiviti. Ma la cupezza non è certamente una caratteristica del film, che si rifugia in trovate da action movie di bassa lega. Niccol non ha proprio grandi guizzi, la sua regia è convenzionale e, per essere così ambiziosa, con poca personalità. Non dispiace, tutto sommato, Justin Timberlake, alla sua terza prova convincente dopo lo Sean Parker di Fincher e il ruolo da trombamico di Mila Kunis. Fa simpatia il fatto che un plurimiliardario come lui interpreti un operaio ma va detto che JT si adopera alla causa con grinta e carisma. Poco incisiva Amanda Seyfried e troppo sopra le righe Cilian Murphy nell'ennesimo ruolo da cattivo. Un'ultima stoccata finale: in teoria, tutti i personaggi non dovrebbero invecchiare fisicamente oltre i venticinque anni ma è piuttosto inverosimile crederci per davvero, tra rughe, calvizie e doppi menti.

Emiliano Dal Toso




























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