giovedì 15 marzo 2012

East Ghost: Il Ritorno

Girato con l'entusiasmo di un regista che si accinge a realizzare la sua opera prima, dopo una prestigiosa carriera nel mondo del teatro, 'Il ritorno' ci parla delle vicende di due fratelli russi, Andrei e Ivan, adolescenti che giocano a diventare adulti, la cui vita viene sconvolta dal ritorno improvviso del padre, assente da dodici anni. Una figura ambigua, avvolta in un alone di fascino e mistero che li condurrà in un viaggio estremo dove troveranno loro stessi capendo il significato della vita. Un road movie atipico, che si trasforma in viaggio di formazione e si conclude con dei risvolti da tragedia shakesperiana. Il film di Zvyaginstev possiede tutte le peculiarità per essere ascritto nell'Olimpo dei grandi capolavori. Una regia impeccabile, sia nella direzione degli attori, che nelle scelte delle inquadrature, supportata da una fotografia mozzafiato e da una storia, di certo non nuova, ma mai banale. Importantissimi i riferimenti alla pittura del tardo Quattrocento e del primo Cinquecento: dal "Cristo morto" di Andrea Mantegna, usato come simbolica previsione dello svolgimento della trama, fino alle incisioni di un artista geniale e sottovalutato come Albrecht Durer. Ma "Il ritorno", oltre a essere uno stilema di perfezione tecnica, è anche una grande storia di sentimenti e vicissitudini umane. Ci fa capire che una vita degna di essere vissuta comporta gioie ma soprattutto dolori, è un percorso lunghissimo costellato in ogni parte da simboli di morte che non dobbiamo temere ed essere capaci di affrontare. Un percorso dove non possono mancare le domande a cui non riusciremo mai a dare una risposta, rappresentate qui dalla scatola di cui non si conosce il contenuto, simbolo di finitezza dello scibile umano. Seduto sulla poltrona, mentre scorrono le 24 fotografie (come il numero di fotogrammi che vengono proiettati al secondo) che chiudono il film, penso tra me e me: che incredibile turgore narrativo, che sorprendente potenza visiva! L'opera di Zvyaginstev mi lascia estasiato e commosso e mi fa innamorare sempre più della Settima Arte.

Alvise Wollner

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