lunedì 18 aprile 2011

Habemus Papam (voto 9) IL FILM DEL MESE

Si può dire tutto su Nanni Moretti ma non che non sia il miglior autore italiano di oggi. Disprezzato dai destrorsi, da chi lo considera un intellettuale di sinistra tutto fumo e niente arrosto e inviso, poi, anche a molti suoi "ex compagni" che lo vedono come un borghese radical-chic. Bene, avranno pure ragioni i suoi critici, peccato che molte delle accuse che gli vengono rivolte non abbiano molto a che fare con il suo cinema. Nanni, infatti, è sempre stato uno dei registi più originali e visionari nel panorama italiano, argutissimo, ironico e amaro nel raccontare i vizi e le nevrosi di uno spaccato d'Italia. Da 'Io sono un autarchico' a 'Il Caimano', i colpi di genio e le battute cult hanno sempre caratterizzato il suo modo di vivere il cinema, molto più dell'approccio impegnato, il quale invece fa più parte del personaggio Moretti extra-cinematografico. 'Habemus Papam' è un'opera tipicamente morettiana ed è un altro bellissimo film. La Chiesa fa soltanto da sfondo a un racconto di grandissima sensibilità umana, una toccante parabola sulle responsabilità, sui rimpianti e sulla fuga. Michel Piccoli è un gran vecchio straordinario, maschera grandiosa di insicurezze e di passioni inespresse. Nanni non è interessato a una critica sul sistema ecclesiastico. Anche le strepitose e comicissime scenette cardinalizie, sono costruite con garbatezza e ironia all'interno di una comunità formale, eppure incredibilmente umana e infantile. Non mancano i momenti da portare nell'immaginario collettivo, dalle partite di pallavolo al finto papa che si strafocchia di cibo in attesa che il vero papa torni al suo posto. Il personaggio di Piccoli è un punk che non ammette repliche, un attore fallito che a ottantacinque anni è ancora pronto a mettersi in gioco, a ribellarsi e a voler vivere. Il suo grande rifiuto è la celebrazione del libero arbitrio, della libertà di scelta, forse la più grande espressione di umanesimo che sia mai stata creata. E Nanni facendoci ridere molto spesso, ci suggerisce che dietro a ogni costume, a ogni formalismo ci sono carne e fiato, dubbi e insicurezze. Uno dei migliori film italiani degli ultimi anni e uno dei più belli dell'unico autore in Italia che può permettersi di raccontare quello che vuole, mettendo però sempre l'uomo al centro del suo discorso esistenzial-politico.

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