lunedì 25 aprile 2011

Cappuccetto Rosso Sangue (voto 5)

C'è un filo conduttore che lega la filmografia di Catherine Hardwicke. Quel filo conduttore che, citando il rapper Fabri Fibra, ha a che fare con le "turbe giovanili". La regista americana non è mai riuscita a trovare la formula esatta per esprimere il disagio adolescenziale, i suoi film sono sempre affascinanti ma incompiuti. Il debutto di 'Thirteen' fu caratterizzato da un po' di superficialità e da troppa voglia di scandalizzare, l'ottimo 'Lords Of Dogtown' invece cadeva in un finale consolatorio. Il celeberrimo 'Twilight' è un'opera impregnata di un romanticismo esasperato ma anche una parabola caldissima sull'autocontrollo e sulle pulsioni sessuali frustrate. Inevitabile è il confronto tra 'Cappuccetto Rosso Sangue' e il suo predecessore. E' evidente che la Hardwicke abbia voluto insistere sulla formula che l'ha resa la regista di maggior successo di tutti i tempi ma stavolta mancano tutti quei fattori che rendevano 'Twilight' un film di grande impatto. Il triangolo amoroso di 'Cappuccetto Rosso Sangue' è interpretato da tre cani, i quali Pattinson e la Stewart al confronto sembrano Marlon Brando e Greta Garbo. 'Twilight' riusciva a trainare lo spettatore grazie alla bollente tensione erotica che flirtava tra i due protagonisti, certamente non grazie all'intreccio horror-fantasy del film. Nel momento in cui viene a mancare la parte più morbosa ed eccitante, la formula twilightesca perde completamente interesse. 'Cappuccetto Rosso Sangue' è un pastrocchio che forse potrà accontentare più il pubblico maschile pre-adolescenziale per i momenti orrorifici piuttosto che quello femminile, dato che non ci sono bollori ormonali da tenere a bada. Quello che va riconosciuto alla Hardwicke è la capacità di saper cogliere un'atmosfera kitsch-pop visivamente molto valida. La sua cifra stilistica è tutt'altro che superficiale e approssimativa, anzi, è tra i pochi registi degli anni zero che hanno provato a sfruttare inedite potenzialità espressive del mezzo cinematografico. Il risultato non è sicuramente quello ottenuto da Aronofsky o da Von Trier, ciononostante non si può dire che il cinema della Hardwicke non sia straordinariamente curato. Infine, se avessi una figlia quattordicenne non avrei problemi se la sua regista preferita fosse Catherine Hardwicke. Magari crescendo, potrebbe interessarsi al grande cinema d'avventura o al melodramma classico. Se, invece, preferisce 'Ho voglia di te tre metri sopra il cielo' non ci sono possibilità che possa sviluppare un gusto cinematografico e credo che avrei grossi problemi nel reputarmi un buon padre.

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