Ammetto che si tratta del primo film che vedo di Noah Baumbach, regista indipendente conosciuto per 'Il calamaro e la balena' e 'Il matrimonio di mia sorella'. Ho saputo anche da poco che si tratta del co-sceneggiatore dei film di Wes Anderson, uno tra i miei registi preferiti in assoluto. Il ruolo di protagonista di Ben Stiller mi ha spinto a non perdere questa commedia amarognola e piuttosto anticonvenzionale. E' senz'altro uno dei ruoli più complessi e difficili che l'attore abbia dovuto affrontare. Il personaggio di Roger Greenberg è un paranoico ossessivo, da poco uscito da una clinica psichiatrica. Adoro quando gli attori comici vestono questo tipo di personaggi perchè riescono a dare quell'impronta clownesca che solo chi sa far ridere riesce a rendere meravigliosamente tragica. Il più grande tra tutti per me è stato Jim Carrey con 'The Truman Show' e 'Man On The Moon' ma ho amato tantissimo Adam Sandler in 'Ubriaco D'Amore' e Will Ferrell in 'Vero come la finzione'. Stiller offre un'interpretazione devastante, al livello di quelle offerte dagli attori sopra citati. Baumbach, però, ha un passo non certo scoppiettante, direi proprio lento. 'Lo stravagante mondo di Greenberg' è costituito da diverse scenette molto verosimili che, però, non vanno a parare da nessuna parte. Non c'è uno slancio narrativo per tutte le due ore. Ci sono bellissimi dialoghi, personaggi interessantissimi e veri ma manca la scintilla che possa rendere 'Lo stravagante mondo di Greenberg' una commedia davvero indimenticabile. Sono molto curioso di recuperare gli altri film di Baumbach perchè è evidente che ci sia una capacità unica di caratterizzare i personaggi, sarebbe bello fossero supportati anche da qualche evento narrativo rilevante. Questo succede nei capolavori di Anderson, da 'I Tenenbaum' a 'Il treno per il Darjeeling', per quanto lo stesso Anderson sia molto più interessato allo stile, alla profondità emotiva che ai colpi di scena. Però, Baumbach esaspera lo stile andersoniano e rischia di rendere un film godibile un po' troppo pesante. Anche il grandissimo Rhys Ifans ('Notting Hill', 'I love Radio Rock') è un po' sottoutilizzato e non voglio pensare a cosa di tanto grandioso avrebbe potuto tirar fuori Anderson da un duetto di Ifans con Stiller. 'Greenberg' mi fa conoscere un autore che sa parlare di emozioni e di disagi e di nevrosi, che però dovrebbe ripassarsi qualche Billy Wilder per capire che una commedia senza un buon ritmo è come stare con la stessa bella donna per tutta la vita. Dopo un po', la noia arriva.
"[...]dovrebbe ripassarsi qualche Billy Wilder per capire che una commedia senza un buon ritmo è come stare con la stessa bella donna per tutta la vita. Dopo un po', la noia arriva."
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