martedì 17 gennaio 2012

Shame (voto 9) IL FILM DEL MESE

Ho già parlato di 'Shame' nei post veneziani di settembre ma, trovandolo un film grande e importante, credo che sia il caso di analizzarlo ancora meglio ora che è uscito nelle sale. Per l'occasione, ho chiesto alla mia amica e dottoressa Linda Grazia Pola di farne una recensione psicologica-sociale-femminile. Penso ne sia venuto fuori qualcosa di molto bello.
Ps: la mia "solita" recensione la potete trovare, invece, sul sito
www.occhiomeccanico.com


La visione del film "Shame" permette diverse riflessioni sulla società contemporanea. Infatti è proprio nella ricerca del successo, del progresso e del controllo che l'uomo sfodera le sue più grandi insicurezze. Il protagonista del film, un eccezionale Fassbender, vive in due realtà parallele. Quella del brillante uomo d'affari e quella del brutale pervertito. Per sopravvivere in quella che potremmo definire la realtà "adatta", quella accettata socialmente, deve riversare tensioni e impulsi soffocati nell'intimità del suo sesso. Nel film ciò che viene considerato osceno nel suo termine originale, fuori dalla scena, diventa il protagonista indiscusso. La sessualità compulsiva di Brandon mostra l'estrema difficoltà e l'estremo bisogno di entrare in contatto con l'altro. Solo desiderando l'altro o sentendosi da esso desiderato riesce a sentirsi vivo, riesce a percepirsi come essere vivente. La brama di nudità può essere considerata come un rifiuto di rimanere chiusi in se stessi, di nascondersi. Essa comunica la necessità di un incontro reale tra due persone. Ma per incontrare una persona, devo a mia volta esistere. E, invece, l' alienazione del personaggio lo porta lontano dai suoi desideri, il suo corpo cerca l'altro ma non lo trova e spesso rimane solo circondato da pezzi di carne senza vita, immortalati su montagne di giornaletti porno e in tanti di quei filmati da ingolfargli il computer dell'ufficio. Quando poi trova il coraggio di mostrarsi ad una donna, di affacciarsi alla possibilità di un incontro con una persona vera, rimane fisicamente immobilizzato dall'insicurezza e dalla paura di ciò che potrebbe comportare. E così si ributta in un vortice di pelle, annullamento e perdizione. Spinge il suo corpo fino ai limiti, ricercando spasmodicamente un piacere che non lo sazia ma, quantomeno, gli permette di evadere da se stesso. La frattura dei due universi, quello di un Brandon bello e brillante e sicuro di sè e quello che lo mostra in quanto uomo impulsivo e psicologicamente fragile, è tanto più evidente quando essi si rincongiungono. Durante la fantastica interpretazione della sorella Carey Mulligan del pezzo "New York, New York", una lacrima sola scappa al suo controllo. Per un momento incontra se stesso, abbassa la guardia. Sente la presenza della sorella, di un altro essere umano, vivo e sofferente quanto lui. Nei suoi occhi ricompare un'onestà normalmente oscurata. Ma il momento finisce e le persone che lo circondano ignorano quasi quell'attimo di umanità. Il mondo intorno ricomincia subito a correre tra le insicurezze che caratterizzano tutte le persone che viaggiano, si perdono, corrono e si incontrano e si scontrano sulle metropolitane, così come nelle stanze da letto o contro le finestre. Persone esibizioniste e con così poco di umano da mostrare. Milioni di ombre che nascondono le loro vergogne, che non sono altro che l' espressione di una fragilità umana abbandonata a se stessa.

Linda Grazia Pola

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