domenica 17 febbraio 2013

Asia Argento: I'm a Cyborg But That's Ok

Io considero Park Chan-Wook uno dei registi più geniali, non solo dell'Asia, ma del mondo intero. Tutti lo conoscono per "Old Boy" l'episodio mezzano della sua trilogia sulla vendetta, ma non molti sanno che nel 2006 è uscito anche un suo bellissimo film d'amore: "I'm a Cyborg But That's Okay". Young-Goon, giovane operaia di una ditta elettromeccanica sudcoreana, diventa pazza di dolore dopo che la madre e gli zii fanno ricoverare in un istituto psichiatrico l'amata nonna, solo perchè mangia unicamente rafani e si crede la madre dei topi che le girano per casa. Anche Young-Goon finisce in manicomio. È convinta di essere un cyborg che ha una missione: uccidere i camici bianchi che le hanno portato via la nonna. Per questo le serve energia, ma non può mangiare il cibo degli umani, poichè ostruirebbe i suoi ingranaggi. Rifiuta di nutrirsi e quindi rischia di morire. Il-Sun, un ospite dell'istituto e cleptomane con alle spalle l'abbandono della madre, si innamora di lei, cerca in tutti i modi di salvarla. Alla fine costruisce un ciboconvertitore che trasforma il riso in energia elettrica, lo installa per finta dentro a Young-Goon, e lei si decide a mangiare. Il loro amore finirà col salvarli entrambi, pur senza normalizzarli, senza reinserirli nel mondo dei sani. Però del mondo dei sani Young-Goon e Il-Sun non hanno nessun bisogno. Il loro amore basta. Park Chan-Wook dipinge una fiaba surreale nella quale il linguaggio fantasioso, forse un po' eccessivo, diventa la miccia per l'esplosione dei contenuti. L'intero film è attraversato dalle trovate semplici ma geniali del regista (fantastica la scena in cui Young-Goon immagina di ammazzare tutti i dottori sparando dalle dita delle mani), uno stile lontano dal tecnicismo fighetto che alcune volte ha ammorbato (solo un esempio, è il primo che mi viene in mente, ma ce ne sono altri) Sorrentino. Sul filo del divertimento e del nonsense, la pellicola sfiora, senza sgualcirli, i temi del dolore, dell'odio, dell'amore, lasciandoli alla loro purezza primigenia, lì dove andrebbero lasciati, perchè quando si scava troppo in questo genere di sentimenti si rischia di essere ridondanti o banali. Beh, difficile che una cosa del genere possa mai capitare a Park Chan-Wook.

 
Ivan Brentari



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