I sostenitori di Paolo Sorrentino possono cominciare a stappare le bottiglie di champagne. 'La Grande Bellezza' non avrà rivali, vincerà l'Oscar come miglior film straniero, quindici anni dopo il trionfo di Benigni. Nella cinquina finale, non ci sono 'La Vie D'Adele' di Kechiche (incredibilmente non candidato dalla Francia), 'Il Passato' di Farhadi, e non c'è nemmeno 'The Grandmaster' di Wong Kar Wai, l'unico film che poteva davvero impensierire il regista partenopeo. C'è soltanto 'Il Sospetto' di Vinterberg, eccellente thriller psicologico, che però non presenta certamente quegli ingredienti che fanno parte dell'opera di Sorrentino: non ci sono citazioni letterarie colte e inutili, non si parla di Italia in maniera guascona e ruffiana, ma di un povero disgraziato che viene scambiato per pedofilo. Non ho dubbi che i giurati dell'Academy preferiranno la prima più rassicurante proposta. Via, bene così, bravo Paolo, prendiamolo come un premio al tuo talento di regista, che si è magistralmente espresso nei tuoi primi quattro lavori. Per quanto riguarda le altre categorie, la prima cosa che salta all'occhio è la candidatura di Leonardo DiCaprio come miglior attore protagonista per 'The Wolf of Wall Street', soltanto la seconda dopo 'The Aviator'. Tifiamo per lui, anche se dovrà vedersela soprattutto con Matthew McConaughey in 'Dallas Buyers Club', quotatissimo, soprattutto per la tematica delicata che ha a che fare con il suo personaggio. Gli altri candidati sono Bale, Ejiofor e Dern: li vedo un po' indietro. Tra i non protagonisti, l'impressione è che possa farcela Bradley Cooper per 'American Hustle', alla sua seconda nomination consecutiva. Attenzione a Jared Leto e a Micheal Fassbender, anche se la mia simpatia va certamente al grande Jonah Hill (co-protagonista in 'The Wolf Of Wall Street'). Sfida a due tra Cate Blanchett ('Blue Jasmine') e Judi Dench ('Philomena') per la statuetta come attrice protagonista. Non credo che la vinceranno nuovamente la Streep e la Bullock (grazie al cielo), ma darei un'occhiata alla provocante Amy Adams di 'American Hustle'. Grande equilibrio tra le non protagoniste: non saprei dare un nome, mi piace molto la Sally Hawkins di 'Blue Jasmine', non mi è dispiaciuta la Lawrence in 'American Hustle', ma il cuore batte sempre per Julia Roberts, candidata per 'I Segreti Di Osage County'. Julia è come il buon vino, migliora invecchiando, sotto tutti i punti di vista. Arrivando ai candidati per la statuetta principale, trovo davvero ingiustificata la presenza di 'Gravity', normalissimo prodotto medio, che è stato vittima di una quantità eccessiva di sovrainterpretazioni. Non mi strappo i capelli per 'Captain Phillips' e per 'American Hustle', mentre ho molta simpatia per 'Philomena' di Stephen Frears. Attendiamo di vedere gli altri candidati: 'Nebraska' di Payne (che esce oggi), 'The Wolf Of Wall Street' di Scorsese (giovedì prossimo), 'Dallas Buyers Club' di Jean-Marc Vallèe (il 30 gennaio), 'Her' di Spike Jonze (il 13 marzo) e, soprattutto, il favorito '12 Anni Schiavo', terza fatica di Steve McQueen dopo i bellissimi 'Hunger' e 'Shame', in uscita il 20 febbraio. Chiudo facendo notare l'assenza del mio film americano preferito degli ultimi mesi, ovverosia 'The Counselor' di Ridley Scott, noir cupissimo e disperato, per il quale Javier Bardem e Cameron Diaz avrebbero senz'altro meritato una menzione tra i non protagonisti, e anche qualcosa in più. Troppo sgradevoli, troppo iconoclasti i loro personaggi, per poter convincere il perbenismo obamiano dell'Academy.
Emiliano Dal Toso
Emiliano Dal Toso
Nessun commento:
Posta un commento