Era meglio il libro. Quante volte siamo usciti dal cinema con la
delusione stampata sul viso, per il fatto che l'adattamento cinematografico del
nostro romanzo preferito non ha soddisfatto le nostre aspettative? Chi di
noi non ha un libro amato, che conserva gelosamente nel cuore, del quale la
riproduzione sullo schermo è assolutamente deplorevole ai nostri occhi?
Personalmente, è successo anche a me, diverse volte, di sentirmi tradito.
Eppure, bisogna andare avanti, farsene una ragione, perchè il cinema è il
cinema, e la letterattura è un'altra cosa. Nel caso di 'Molto forte,
incredibilmente vicino', ci saranno sicuramente tanti amanti del libro che
rimarranno delusi. Perchè il libro faceva dell'originalità la sua forza
principale, mentre il film è un classico dramma hollywoodiano per famiglie, come
ne abbiamo visti tanti e ancora tanti ne vedremo. Stephen Daldry è
regista bravo e scaltro. Arrivato al quarto film, ha centrato la terza
candidatura agli Oscar per la statuetta principale. I temi della crescita e
dell'abbandono dell'innocenza erano già stati affrontati in maniera più profonda
e complessa nei precedenti 'Billy Elliot' e 'The Reader'. 'Molto forte,
incredibilmente vicino' pecca di semplicismo e di prevedibilità. Per quanto
Daldry non si sia mai caratterizzato per virtuosismi tecnici, la sua regia è
professionale nei passaggi più emozionanti, anonima in quelli più deboli. Lavora
di sottrazione, per lasciare spazio a un cast di buon livello. Il giovane Thomas
Horn è credibile, Tom Hanks si fa voler bene e, stranamente, anche Sandra
Bullock offre un'interpretazione stimabile. Domina, su tutti, il grande Max Von
Sydow, in un ruolo molto sfumato e non semplice. Come le vecchie glorie a
fine carriera, se la cava con classe ed esperienza. Non tutti i
personaggi, però, lasciano il segno. Gli uomini e le donne che il protagonista
incontra durante la sua ricerca sono delineati con eccessivo buonismo. Non
convince nemmeno l'ambientazione newyorchese, che nel libro aveva un ruolo
fondamentale. Malgrado i tanti difetti, però, il film riesce ad emozionare.
Merito soprattutto di una solida base narrativa, dunque, merito di Safran Foer.
Ma è anche merito del fatto che un paio di sequenze, quelle decisive, sono
indubbiamente riuscite: la "resa dei conti" tra l'anziano vicino di casa e il
piccolo Oskar, la delusione di quest'ultimo di fronte al reale significato della
chiave lasciatagli dal padre. Difficilmente, chi possiede un cuore tenero
riuscirà a non farsi coinvolgere. 'Molto forte, incredibilmente vicino'
funzionerà benissimo in prima serata, su Canale 5, il lunedì sera. Quella è la
sua collocazione. Un cinema medio e di consumo da una parte, popolare e classico
dall'altra. Tanto spudoratamente ruffiano nella ricerca della lacrimuccia, da
suscitare simpatia.
Emiliano Dal Toso
Emiliano Dal Toso
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