giovedì 20 dicembre 2012

The French Touch: Dobermann

Giallo: buon intreccio narrativo, convenzionale senso morale del protagonista, lieto fine. Noir: intreccio narrativo curato maniacalmente, protagonista vittima di una personalissima e cristallina etica, velata critica sociale, tutti i personaggi dotati di un lato oscuro. Hard boiled: esilissimo intreccio della trama, la morale se ne va nel cesso, tutti cattivi, ultraviolenza. Le grandi regole sono più o meno queste. Nel 1997 Jan Kounen, olandese adottato dalla Francia, ha girato un capolavoro assoluto dell'hard boiled, "Dobermann". Il film è tratto da una serie di fumetti degli anni Ottanta del parigino Joel Houssin. La trama è una cazzata. Il bandito Dobermann (Vincent Cassel) rapina banche assieme alla fidanzata sordomuta (incredibilmente Monica Bellucci) e ad un improbabile circo di criminali. C'è quello ossessionato dalla religione che cita passi della Bibbia, c'è il feroce tenerone che non si separa mai dal suo cagnolino, c'è lo schizzato erotomane (Romain Duris), c'è il travestito con tanto di figlio lattante, e così via. Sono dei bastardi. Ma gli sbirri sono anche peggio. Uno su tutti, l'ispettore Cristini, sanguinario, ricattatore, simile a Mussolini nell'aspetto. Dopo una rapina la banda festeggia in un night, ma Cristini irrompe nel locale coi suoi uomini e inizia un massacro scandito dai battiti della musica techno. Alla fine il Dobermann ammazza Cristini tenendogli la testa premuta sull'asfalto, mentre sta andando a cento all'ora lungo uno dei tunnel di Parigi. Le donne sono puttane, gli uomini assassini, i travestiti traditori. Non esiste nulla di buono, tranne la cocaina. Solo un flebile soffio di ironia. Questo è l'hard boiled. Che poi magari non piace, però è questo. D'altra parte "Dobermann" è un cult, e i cult non piacciono mai a tutti. Piccola nota: durante il dolly verso l'alto che allontana la macchina da presa dal cadavere di Cristini, l'ispettore assomiglia paurosamente al duce tumefatto, fotografato dopo piazzale Loreto. Il caso non è un caso in questo film, per questo è un ottimo lavoro e non una fregnaccia, come poteva essere. Cristini, infatti, è un cognome italiano. E finisce pure in "ini".

Ivan Brentari


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