lunedì 17 dicembre 2012

The French Touch: Enter The Void

Una delle visioni più sadiche, convulse, perturbanti che siano mai state proiettate su uno schermo cinematografico. Due ore e mezza di apnea, di buio nero, di percezioni e suggestioni di un uomo, più che di un regista, che ha l’obiettivo di sfogare tutti i suoi incubi, le sue ossessioni, le sue malattie sullo spettatore, vittima e carne al macello di un’esperienza forte, altalenante e indubbiamente violenta. Oscar ha vent’anni, vive a Tokyo con la sorella spogliarellista ed è un tossico prima di essere uno spacciatore. I genitori sono morti in un incidente stradale quando entrambi erano piccoli ed entrambi erano presenti, sono stati testimoni della morte, l’hanno vista di fronte agli occhi e ora ne vanno incontro, immobili, drogati, dipendenti. Non c’è uno spiraglio di luce nel cinema di Gaspar Noè, dai titoli di testa scheggiati a velocità impazzita allo stile tossico e psichedelico, basato su innumerevoli soggettive e riprese aeree, con la macchina sempre in movimento e i protagonisti sempre affannati, disperati e mediocri. Il regista francese porta alle estreme conseguenze il pessimismo cosmico di Von Trier e la poetica carnale di Aronofsky, i quali rischiano di passare per due ragazzi pieni di vita se vengono paragonati a quest’autore pazzo e senza limiti. Il precedente ‘Irreversible’ non era certamente passato inosservato, la sequenza dello stupro della Bellucci resta una delle più allucinanti ed estreme visioni del decennio passato. Ma ‘Irreversible’ era un film con il suo intreccio narrativo, con la sua fine e il suo inizio, con la sua chiusura del cerchio. ‘Enter The Void’, invece, è anarchia, conseguenza assoluta di una distorsione mentale, appunto, irreversibile. La sostanza si confonde con la forma e viceversa mentre il male non si confonde mai col bene, perchè il bene non c’è, non esiste. Dentro il vuoto, dentro il vortice, l’essere umano spaccia, si droga, scopa, si riproduce e muore. Per almeno un paio d’ore, non si può che rimanere coinvolti e attoniti di fronte a questa spietata descrizione esistenziale. Soltanto nell’ultima mezz’ora, la follia visiva si tramuta in fastidio. Gaspar Noè eccede tutto ciò che è umanamente accettabile, sfondando addirittura le barriere della pornografia (incredibile la soggettiva di un utero nel bel mezzo di una penetrazione). Per comprenderlo e apprezzarlo, bisogna avere una predisposizione per il masochismo ma anche amore, vero, passionale amore per la libertà d’espressione.

Emiliano Dal Toso

 


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