Uno degli attori americani su cui gli spettatori nostrani hanno delle opinioni a dir poco discordanti è sicuramente George Clooney. Secondo le sue fan più agguerrite è l'uomo più bello del Pianeta, alcuni non lo possono proprio sopportare, altri ancora non riescono a capacitarsi come sia potuto stare insieme alla stessa donna di Bobo Vieri per così tanto tempo. Tutti pareri condivisibili o meno. Nessuno di questi riguarda però la professione di George Clooney. Il suo esordio come regista risale ai primi anni del Duemila con il film "Confessioni di una mente pericolosa", il quale ottiene un discreto successo di critica e lo spinge a continuare la sua carriera dietro la macchina da presa. Oscillando tra cinema d'autore ("Good night and good luck") e flop inguardabili (" In amore niente regole") quest'anno a Clooney è stato affidato l'onore e l'onere di aprire la Mostra del Cinema di Venezia. Il risultato è stato tutt'altro che deludente, anzi, è stato quasi sorprendente. "Le Idi di Marzo" è un film come quelli che si facevano una volta. Partendo dal testo teatrale "Farraguth North" di Beau Willimon, la storia concentra la sua attenzione sulla figura di Stephen Myers, giovane pieno di buoni propositi che si dedica a seguire come addetto stampa la campagna per le primarie del governatore democratico dell'Ohio, Mike Morris. Nel suo percorso di formazione scoprirà che il mondo che lo circonda è pieno di squali, sciacalli e iene pronti a elevarlo ai massimi livelli ma anche a distruggerlo con la stessa facilità. Sembra banale ma il merito di quest'opera sta quasi tutto in una sceneggiatura solidissima, senza sbavature, e nel suo cast stellare che va da Marisa Tomei, passando per Paul Giamatti e Philip Seymour Hoffman, fino a Evan Rachel Wood, e culmina in un Ryan Gosling magnetico, doppiogiochista e impeccabile nella sua performance. Clooney ha fatto un film perfetto quindi? Decisamente no. Mettere a nudo la corruzione politica descrivendola come un Mondo spietato e crudele è originale quanto dire di aver scoperto l'acqua calda, il regista non si prende nessun rischio tecnico-professionale, non osa e mantiene tutto sotto controllo trasformando il film in un ingranaggio dai movimenti perfetti, quasi mai fuori luogo. "Le idi di Marzo" non è certamente un'opera sperimentale ma in fondo cosa c'è di sbagliato nello rispolverare le vecchie tradizioni? Il divo americano è riuscito a mescolare in modo intelligente il mondo della finzione con il mondo della realtà, in un film che potrete apprezzare lasciandovi affascinare dalla magia che solo il buio della sala è in grado di ricreare.
Nessun commento:
Posta un commento