giovedì 16 febbraio 2012

ACAB - All Cops Are Bastards (voto 5)

Dopo aver fatto tanta televisione ('Un posto al sole', 'La squadra') e aver raggiunto l'apice con l'avvincente serie televisiva di 'Romanzo Criminale' (una delle migliori mai fatte in Italia), Stefano Sollima debutta nella cinematografia pura trasportando il suo stile frenetico e sincopato e adattandolo all'ambiente poliziesco. Ma, attenzione, 'ACAB' non ha niente da spartire con i poliziotteschi all'italiana, piuttosto il modello al quale si ispira il film è 'Tropa De Elite', interessandosi in maniera particolare agli aspetti privati dei celerini. Il vero nocciolo è la descrizione del senso di fratellanza, gli atteggiamenti camerateschi, gli improvvisi sbalzi di violenza e di amicizia che si vengono a creare all'interno di una squadra di polizia. Il film è molto frammentario ed è poco funzionale ricavarne una sinossi, dal momento che non sono proprio gli intrecci narrativi a essere il cuore della vicenda ma i singoli episodi. E, difatti, 'ACAB' colpisce nel segno laddove si limita a raccontare le dinamiche degli scontri: la costruzione delle scene di violenza (in primis, quella fuori dall'Olimpico dopo un Roma-Napoli) sono impeccabili e professionali, senza aver nulla da invidiare a quelle del cinema americano. Purtroppo, Sollima si perde quando cerca di scavare nella vita privata dei singoli protagonisti. Non è interessante sapere che uno di loro ha problemi con la moglie, che non gli lascia vedere la figlia, o che un altro il figlio lo vede ma lo vede diventare un adepto dei centri sociali di destra vicini a Forza Nuova. Nel momento in cui si vuole affrontare di petto una tematica così forte e drammatica, virare sugli aspetti quotidiani e famigliari significa giustificare e romanzare eccessivamente quello che, invece, è cronaca, attualità, tragedia. Le morti di Raciti da una parte, quelle di Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Gabriele Sandri dall'altra, sono state, per chi scrive, le pagine più buie e nere di questo Paese del decennio passato. Il fatto che questi eventi appaiano soltanto sullo sfondo, vengano meramente citati ma non vengano utilizzati in modo decisivo nello sviluppo narrativo del film, significa che questo 'ACAB' si poteva benissimo non fare. Perchè non aggiunge e non toglie niente a quello che lo spettatore sa già. Non c'è bisogno di 90 minuti perchè si prenda consapevolezza del fatto che i poliziotti sono dei bastardi, appunto, ma che anche loro hanno una vita con i loro problemi. Quando la posta in gioco è alta, quando l'obiettivo è quello di riportare nella finzione cinematografica la realtà, acquisire una posizione neutrale è una scorciatoia troppo semplicistica. A tal proposito, la spettacolarizzazione delle scene d'azione e l'utilizzo di una colonna sonora da urlo (White Stripes, Pixies, Clash, Kasabian) non va oltre la confezione, la superficie, il mestiere. E quello di Sollima è un mestiere qualunque, proprio come quello di un filmmaker che riprende ma non rielabora, epperò utilizza lo stile da videoclip perchè così diventa tutto più accattivante. Nel frattempo, però, gli scontri, i feriti, le morti, la violenza, l'odio non si fermano e vanno avanti a formare la viltà e la coscienza sporca delle nostre istituzioni.
Emiliano Dal Toso



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