sabato 18 febbraio 2012

Com'è Bello Far L'Amore (voto 0)

Dopo averci illuso sei anni fa con il piacevole e nostalgico 'Notte prima degli esami', Brizzi è ormai la punta di un iceberg e il marchio di fabbrica di un certo tipo di neocommedia all'italiana, ruffiana e ripetitiva. Con 'Com'è bello far l'amore' il regista prova a mettere un po' di pepe alla solita minestra, incentrando tutto lo script sul sesso. De Luigi e la Gerini sono una tranquilla coppia di quarantenni, caratterizzata dalla totale assenza di vita sessuale. Un bel giorno, però, piomba a casa loro Filippo Timi, nei panni del miglior amico d'infanzia di lei nonchè in quelli di un celebrato pornodivo, il quale diventa il "sessuologo" dei due protagonisti. Riuscirà nell'impresa di rinvigorire la libido smarrita del povero De Luigi e a far soddisfare le esigenze della vogliosa Gerini? 'Com'è bello far l'amore' è il punto più basso del cinema italiano degli ultimi anni. Per quanto Brizzi sappia gestire i tempi comici, non c'è la minima traccia di intelligenza e originalità nel suo approccio cinematografico. L'elogio del sesso praticato in tutte le sue forme è il punto limite di un'ipocrisia che si vergogna di mostrare. Che senso ha girare intorno all'argomento se non c'è un solo passaggio che osi descrivere esplicitamente le difficoltà sessuali dei due coniugi? Tante, troppe chiacchiere sono messe in bocca al personaggio di Timi, attore che si trova costretto a dover ironizzare su quel "cinema d'autore" che fino ad oggi gli ha dato da mangiare. Ormai, c'è troppa confusione sul concetto di "volgare". Personalmente, preferisco quella trivialità gergale e cafona di Christian De Sica o quella corporale di Massimo Boldi, piuttosto che quella adolescenziale e brufolosa del cinema americano. Brizzi è la peggior volgarità possibile perchè è occulta, nascosta dietro a un'immagine familista e rassicurante. E questa concezione è purtroppo perfettamente parallela a quell'italianità che ha abbattuto le distanze tra morale e immorale, tra artistico e televisivo, tra osceno e liberatorio. E' naturale che non tutti gli italiani si siano riconosciuti in anni di vanzinate e di tette al vento: ma quello è lo scopo di quel cinema, che oltrepassa volontariamente le barriere del buon gusto e del politicamente corretto. Non è naturale, invece, non voltare le spalle a questa neocommedia che vuole rientrare nei confini del popolare/democratico/trasversale ma che ha il medesimo vuoto cerebrale. I film migliori sul sesso sono quelli dove il sesso è esplicito e ne vengono raccontate la passione e la carne, senza porsi il problema di quanto si possa apparire "mostrabili". Cosa sarebbe il cinema almodovariano senza le sue immagini fortemente erotiche e autentiche? Nel momento stesso in cui si vuole affrontare il sesso in modo da renderlo accessibile a tutti, viene meno il senso artistico di un'opera cinematografica. E' sufficiente una pubblicità che incentivi l'utilizzo del preservativo o una puntata di 'Loveline'.

Emiliano Dal Toso







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