Ivan Brentari ci racconta il suo piacere d'amore attraverso un piccolo film italiano, assolutamente da recuperare. Con la sua penna brillante e seducente, impreziosisce Il bello, il brutto e il cattivo di un altro pezzo da colpo di fulmine.
'Riprendimi' di Anna Negri è un film del 2008, che io ed Emi vedemmo insieme in una sala atrofizzata e semideserta del cinema Odeon (la sera dopo che Berlusconi rivinse le elezioni, ndr). La tesi dell'opera è piuttosto semplice: il precariato sul lavoro rende precari anche i sentimenti; non si possono avere legami duraturi con altre persone se si è precari, ma non solo per via dei soldi che scarseggiano, del mutuo che non si può pagare, dei figli che non puoi fare, e via dicendo. Ma proprio perchè il precariato è una dimensione mentale prima di tutto. Infettiva. Non è solo questione di contingenze. Non te ne sei accorto e ti ha già portato via qualche pezzo di vita, oltre al diritto ad un lavoro decente. Che poi il lavoro è vita. Giocare con la vita delle persone è criminale. Lucia (Rohrwacher... grande Alba, mi piaci un casino), montatrice a progetto presso la R.A.I., e Giovanni (Marco Foschi), attore di second'ordine che saltabecca da una fiction all'altra, stanno insieme da tre anni e hanno un bambino. I due giovani si sono prestati a farsi filmare da un paio di documentaristi che stanno mettendo insieme un lavoro sul precariato, i quali li tallonano giorno e notte, riprendendoli in continuazione. Giovanni però si sente schiacciato dalle responsabilità: una donna, un figlio, le ambizioni degli anni dell'entusiasmo che se ne vanno, probabilmente quel senso di vuoto che molti sentiamo, il senso di un pezzo che manca e continua a mancare. Il vuoto pesante. Insomma, gli gira il melone, molla Lucia e il bambino, se ne va di casa, conosce un'altra (Valentina Lodovini) e se ne innamora. I due documentaristi vedono il loro lavoro virare: dal precariato alla morte di un amore. Ma le due cose sono così diverse? Lucia si confida con le amiche, dà fuori di matto, tenta di riavvicinarsi a Giovanni, che la respinge. Poi lui cerca lei, lei un po' lo respinge, un po' no. Tutti sono confusi, tutti sono fragili, tutti si feriscono. Anche i due cameraman finiscono con l'essere ammorbati da questo stato di cose e tralasciano la propria vita per essere risucchiati, tramite la cinepresa, dalle vite di Giovanni e Lucia. Il linguaggio di questo film è interessantissimo, originale, funzionale. Le inquadrature "a spalla" dei due documentaristi si mescolano a quelle canoniche della Negri. Infatti, oltre che da una percezione di dolcezza immateriale, tutta la storia è pervasa dall'ironico senso di surrealtà che viene prodotto dalla costante presenza dei due cameraman a fianco dei protagonisti, anche nei momenti meno consoni. Ogni tanto i personaggi parlano alla macchina da presa, davanti ad uno sfondo blu, come fossero nel confessionale di un reality show. Un girato a confusione fredda, per così dire, che rispecchia lo stato d'animo dei personaggi. Si ride, ci si commuove, ci si incazza (soprattutto contro Giovanni... cazzo, da 'sto fillm noi maschietti ne usciamo proprio male). L'occhio femminile di Anna Negri non è particolarmente originale sul tema uomini bastardi-donne cornute e mazziate. Attenzione però, perchè gli stereotipi esistono, gli uomini stronzi ed egoisti esistono, e non è un crimine presentare un tema lacero, magari un po' banale, soprattutto se lo si fa con l'intelligenza ed onestà della regista. Penso che questo sia uno di quei film che possono piacere moltissimo o possono far cagare, senza grandi vie di mezzo. Secondo me Riprendimi è uno dei film italiani più belli degli ultimi anni. Molti significati nel titolo. Riprendimi (con la cinepresa), riprendimi (la richiesta di una donna che vuole indietro il suo uomo), riprendimi in senso fisico (Lucia e Giovanni fanno di nuovo l'amore dopo essersi lasciati). Due curiosità: 1- il film è prodotto da Francesca Neri, una delle donne più belle d'Italia; 2- Il film finisce con una canzone della Nannini, la meglio cantante che c'è in Italia; 2bis- Nel film sentirete la voce di Billie Holiday, la meglio cantante della storia.
Ivan Brentari
'Riprendimi' di Anna Negri è un film del 2008, che io ed Emi vedemmo insieme in una sala atrofizzata e semideserta del cinema Odeon (la sera dopo che Berlusconi rivinse le elezioni, ndr). La tesi dell'opera è piuttosto semplice: il precariato sul lavoro rende precari anche i sentimenti; non si possono avere legami duraturi con altre persone se si è precari, ma non solo per via dei soldi che scarseggiano, del mutuo che non si può pagare, dei figli che non puoi fare, e via dicendo. Ma proprio perchè il precariato è una dimensione mentale prima di tutto. Infettiva. Non è solo questione di contingenze. Non te ne sei accorto e ti ha già portato via qualche pezzo di vita, oltre al diritto ad un lavoro decente. Che poi il lavoro è vita. Giocare con la vita delle persone è criminale. Lucia (Rohrwacher... grande Alba, mi piaci un casino), montatrice a progetto presso la R.A.I., e Giovanni (Marco Foschi), attore di second'ordine che saltabecca da una fiction all'altra, stanno insieme da tre anni e hanno un bambino. I due giovani si sono prestati a farsi filmare da un paio di documentaristi che stanno mettendo insieme un lavoro sul precariato, i quali li tallonano giorno e notte, riprendendoli in continuazione. Giovanni però si sente schiacciato dalle responsabilità: una donna, un figlio, le ambizioni degli anni dell'entusiasmo che se ne vanno, probabilmente quel senso di vuoto che molti sentiamo, il senso di un pezzo che manca e continua a mancare. Il vuoto pesante. Insomma, gli gira il melone, molla Lucia e il bambino, se ne va di casa, conosce un'altra (Valentina Lodovini) e se ne innamora. I due documentaristi vedono il loro lavoro virare: dal precariato alla morte di un amore. Ma le due cose sono così diverse? Lucia si confida con le amiche, dà fuori di matto, tenta di riavvicinarsi a Giovanni, che la respinge. Poi lui cerca lei, lei un po' lo respinge, un po' no. Tutti sono confusi, tutti sono fragili, tutti si feriscono. Anche i due cameraman finiscono con l'essere ammorbati da questo stato di cose e tralasciano la propria vita per essere risucchiati, tramite la cinepresa, dalle vite di Giovanni e Lucia. Il linguaggio di questo film è interessantissimo, originale, funzionale. Le inquadrature "a spalla" dei due documentaristi si mescolano a quelle canoniche della Negri. Infatti, oltre che da una percezione di dolcezza immateriale, tutta la storia è pervasa dall'ironico senso di surrealtà che viene prodotto dalla costante presenza dei due cameraman a fianco dei protagonisti, anche nei momenti meno consoni. Ogni tanto i personaggi parlano alla macchina da presa, davanti ad uno sfondo blu, come fossero nel confessionale di un reality show. Un girato a confusione fredda, per così dire, che rispecchia lo stato d'animo dei personaggi. Si ride, ci si commuove, ci si incazza (soprattutto contro Giovanni... cazzo, da 'sto fillm noi maschietti ne usciamo proprio male). L'occhio femminile di Anna Negri non è particolarmente originale sul tema uomini bastardi-donne cornute e mazziate. Attenzione però, perchè gli stereotipi esistono, gli uomini stronzi ed egoisti esistono, e non è un crimine presentare un tema lacero, magari un po' banale, soprattutto se lo si fa con l'intelligenza ed onestà della regista. Penso che questo sia uno di quei film che possono piacere moltissimo o possono far cagare, senza grandi vie di mezzo. Secondo me Riprendimi è uno dei film italiani più belli degli ultimi anni. Molti significati nel titolo. Riprendimi (con la cinepresa), riprendimi (la richiesta di una donna che vuole indietro il suo uomo), riprendimi in senso fisico (Lucia e Giovanni fanno di nuovo l'amore dopo essersi lasciati). Due curiosità: 1- il film è prodotto da Francesca Neri, una delle donne più belle d'Italia; 2- Il film finisce con una canzone della Nannini, la meglio cantante che c'è in Italia; 2bis- Nel film sentirete la voce di Billie Holiday, la meglio cantante della storia.
Ivan Brentari
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